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LA MIA STORIA

Se mi avessero chiesto 20 anni fa come mi sarei vista a 40 anni, di sicuro non avrei mai considerato una vita come quella che ho oggi.

Il mio obiettivo era diventare una donna in carriera, manager di qualche grossa azienda; ci sono riuscita scoprendo che non era il mio destino.

Ho scoperto lo yoga circa 17 anni fa, quando per problemi gravi alla colonna, rimasi a letto per 3 mesi, con la lapidaria sentenza del medico

“scordati qualsiasi sport possa creare urti alla colonna, se ci tieni a camminare con le tue gambe, e scongiurare l’intervento, dedicati a qualcosa di più leggero tipo ginnastica posturale, pilates oppure yoga”

Inorridivo al solo pensiero, ma dovetti cedere...il criterio che usai per scegliere fu dettato dalla totale ignoranza e mi lanciai sulla scelta “esotica” (così vedevo lo yoga ai tempi) ... vada per lo yoga!!!

Trovai un centro vicino casa, non volevo che ci fossero motivi aggiuntivi che mi facessero odiare questa “cosa”....

Quando entrai per la prima volta nel centro di yoga del mio maestro, realizzai che ero capitata nel posto sbagliato! Io donna in carriera con tallier nero, tacco 13, capello fresco di parrucchiere, truccata e occhiale griffato, che cosa ci facevo lì??

Lo pensai io e quei pochi allievi presenti...l’unico ad averla vista diversamente era quell’ometto piccolo e minuto che sarebbe diventato il mio insegnante di vita per i miei successivi 5 anni...

il posto era molto spartano, arredamento essenziale, teli e arazzi indiani, e odore di incenso...descritto così a chi piacciono questi ambient sembra quasi carino, ma voi mettetevi nei panni di quella ragazza che ammetteva solo chanel n°5 come degno profumo.

Io ancora non mi spiego come mai non scappai a gambe levate, rimasi e iniziai a frequentare...la prima lezione fu tragica, al canto dell’OM iniziale trattenni a stento una fragorosa risata, mentre durante la lezione rimasi allibita da quanto semplici sembravano le posizioni fatte dall’insegnante e quanto mal ridotto invece era il mio corpo; parlavano di cose strane con nomi strani e si capivano tutti, io non capivo nulla e ho iniziato a capirci qualcosa solo dopo molti anni di regolare pratica.

Ebbene si, fui un allieva costante, restai nonostante mi sentissi un pesce fuor d’acqua, praticavo 3 volte a settimana per 2 ore, facevo tutto o almeno ci provavo, perchè quello strano posto con quelle strane persone e quell’ometto con la sua tuta blu mi facevano stare bene.

Le emicranie, che erano prima giornaliere, sparirono quasi subito alla prima settimana di yoga, dopo un mese non avevo più lombalgie, affrontavo le giornate con una nuova energia e, ad un anno di pratica, mi ero perfettamente integrata, nonostante il mio aspetto “diverso”.

Non ho mai smesso di praticare, c’erano periodi in cui staccavo per motivi di lavoro, anche se ne avrei avuto bisogno proprio in quei frangenti, ma tornavo sempre sul tappetino. Il mio copro cambiava quando praticavo, i disturbi di stomaco sparivano, diventavo più forte, la pelle cambiava aspetto, gli occhi erano più luminosi...per me era una attività di contorno quindi non iniziai subito a studiarne i testi, lascai che lo yoga si manifestasse su di me senza preconcetti o aspettative....

“Scusa, ma come sei finita a insegnare yoga?” bella domanda ogni volta che me la fanno ci rifletto un pò e intanto me lo chiedo anche io, credo sia capitato per caso nel tempo, diciamo che mi hanno chiesto di diventarlo le persone che vedevano i risultati che la pratica aveva avuto su di me.

Dopo una rottura lavorativa e sentimentale decisi di dedicarmi un anno sabatico facendo solo quello che mi piaceva fare, tornai a praticare yoga ogni giorno e iniziai ad approfondire i testi e le pratiche, e il seme dello yoga iniziò a sbocciare; ebbi un cambiamento radicale iniziai a vivere in modo più semplice lasciandomi alle spalle quel continuo bisogno di crescere e arrivare alle vette alte, stavo tornando in armonia con me stessa. Iniziai a considerare la scala dei miei valori di base e mi resi conto che fino ad allora avevo seguito una strada che non mi apparteneva, che però mi aveva insegnato tanto.

La vita da manager mi aveva insegnato tanto, insegnamenti che avrei potuto usare per trasmettere i benefici dello yoga: la capacità di comunicare con qualsiasi tipologia di persona, insegnare in modo semplice anche cose difficili, sapevo dirigere senza imporre, avevo la capacità di capire quali erano le potenzialità di una persona e fargliele sviluppare, e poi la disciplina, sapevo come seguire e far seguire una disciplina senza diventare un percorso oppressivo...adoro insegnare questa disciplina che sa dare tanto, e ti fa scoprire chi sei realmente.

Iniziai le prime classi di hatha yoga feci i miei corsi di formazione come insegnante e poi incontrai l’ashtanga yoga che diventò la mia pratica quotidiana, e con il tempo lo stile di yoga che insegno.

Studiare anatomia, e i testi dedicati agli effetti dello yoga sul fisico, oltre ad intraprendere studi sulle tecniche di concentrazione e sul pranayama è stato sublimare quello che il mio cervello aveva assorbito negli anni nella shala con quellìomino piccolo in tuta blu; non so quanto abbia potuto imparare nell’arco di pochissimo tempo e ancora rimango basita per quanto mi ritornino familiari tanti concetti.

Sicuramente negli anni in cui praticavo con incoscienza queste cose mi furono dette, ma ancora non capivo, sta di fatto che le mie lezioni iniziarono a produrre benefici sugli allievi; la mia cartina tornasole della qualità delle lezioni erano le facce degli allievi a fine pratica, tutti, nessuno escluso, iniziarono stare meglio con le loro problematiche fisiche e iniziaro a eliminare le cattive abitudini, i sorrisi sempre più radiosi e sereni mi davano la conferma che la strada era quella giusta.

Essere un insegnante di yoga per me è una grande responsabilità, questa disciplina lavora sul corpo per arrivare alla mente, lavora sul’elemento semplice per modificare e sanare quello più complesso.

Il mio percorso di pratica di ashtanga yoga è stata una casualità, un regalo del destino. Partecipando ad un workshop di Gabriele Severini, quando già insegnavo yoga, ho scoperto la pratica che sintetizzava i miei anni di pratiche di pranayama e meditazione; nell’ashtanga ho scoperto nella fisicità l’elemento sottile. Nella sua apparente ginnicità si incasstrano elementi di una pratica profonda, che ti trasforma radicalmente, facendoti scoprire le tue immense potenzialità. 

Nel mio percorso nell'ashtanga yoga ho praticato molto in solitaria, ho sempre seguito il mio insegnante, Gabriele Severini, nei sui corsi in giro per l'italia. 

Ad oggi ho una scuola di yoga nel centro di Palermo e online, i miei allievi sono sia locali che in varie parti dell’europa; insegno Ashtanga yoga, adoro insegnare questa disciplina e per me è un onore introdurla a chi è agli inizi. Non c’è differenza se la cerchi per avere il fisico muscoloso o per trovare una pace interiore, hai scelto di praticare “yoga” e questo ti aprirà le porte per un percorso più ampio di quello che tu possa immaginare.

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